La riforma del Terzo settore va avanti

Luigi Bobba

Difficile interpretare le ultime notizie sulla riforma del Terzo settore, gli umori non sono per niente tranquilli, c’è apprensione per quello che potrà accadere in futuro, o meglio quale futuro attende il volontariato.

È un sentire comune che, sotto la “grondaia” del volontariato può ritrovarsi attività di tutt’altro genere, questo è uno dei motivi per cui il Terzo settore ha bisogno di essere riformato, il problema, o meglio la preoccupazione è dovuta dall’incertezza di quali potranno essere i cambiamenti necessari, e se questi poi penalizzeranno parte del settore.

Qualcosa si muove nel Terzo settore

Gli addetti sono al lavoro, lo stesso Presidente della Repubblica ha firmato il primo decreto proprio sul servizio civile, strumento sociale d’importanza strategica. Sono in via di ultimazione i decreti sulle reti associative e l’impresa sociale, questi potrebbero apportare cambiamenti di grande impatto, resta solo da capire se buono o cattivo!

Intanto si sta ultimando anche il decreto del 5 per mille, che secondo le nuove regole dovrebbe offrire più “ossigeno” alle associazioni, almeno questa è la speranza.

La riforma del Terzo settore quindi va avanti, ha sottolineato Luigi Bobba sottosegretario al ministero del Lavoro, intervenendo a Roma alla presentazione del libro bianco “La vis di Avis”, il quale riporta uno studio che identifica l’impatto delle associazioni in ambito sociale.

Imprese sociali o socialmente un’impresa?

L’impatto sociale del volontariato è enorme, le nuove regole non dovrebbero intaccare alcuna iniziativa di pubblica utilità, perché ovviamente si tratta di Associazioni che hanno fine sociale. L’eventualità di andare oltre il volontariato considerando in un ipotetico futuro con la trasformazione delle Associazioni in Imprese Sociali, l’idea fa venire un brivido alla schiena.

La domanda da farsi a questo punto è; “si può commercializzare il volontariato?”, perché quando si parla d’impresa, si sta dicendo proprio questo, il sociale non dovrebbe essere paragonato o equiparato a un’impresa, se così fosse i volontari, non sarebbero più tali ma diventerebbero dei dipendenti, e il sociale come lo chiamiamo target?

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