Palestre in quarantena: la risposta all’emergenza

Palestre in quarantena
Interviste

Le palestre e i centri sportivi sono stati i primi a chiudere a seguito delle misure restrittive prese dal Governo per contrastare il contagio dell’ormai celebre Covid-19. Pur essendo in quarantena molte palestre non si sono fermate e hanno messo in campo, con grande impegno e sacrificio, una serie di iniziative che hanno un duplice scopo: continuare a erogare il servizio e impegnarsi fin da subito a preparare il futuro.

Per conoscere più nel dettaglio queste realtà e comprendere le dinamiche che stanno animando la quarantena per le palestre abbiamo intervistato Marco Casali di Wellness Town e Carlotta Ietto di Olgiata 20.12 Sport Club. Due grandi centri sportivi della capitale che hanno unito le forze per non abbandonare i propri iscritti, realizzando iniziative che stanno riscuotendo risultati importanti e significativi.

Analizzare un fenomeno nel pieno della sua manifestazione è sempre difficile, ma riuscire a farlo è estremamente prezioso e strategico per non farsi travolgere dagli eventi. Con Marco Casali e Carlotta Ietto, che ringraziamo per la disponibilità, vogliamo affrontare i principali problemi che le palestre in quarantena si trovano ad affrontare.

Abbiamo realizzato questa sorta di intervista doppia e la dividiamo in tre parti. Nella prima vogliamo conoscere le rispettive realtà di Wellness Town e di Olgiata 20.12 Sport Club. Successivamente entreremo nel merito degli effetti della chiusura forzata dei centri sportivi, facendo emergere sia le criticità che le iniziative messe in atto da questi due centri. Infine, abbiamo provato a immaginare il futuro, così imprevedibile e ancora indefinito, ma per il quale tutti, palestre e centri sportivi inclusi, dovremo farci trovare pronti.

E allora è giunto il momento di ascoltare le preziose, illuminanti e appassionate parole di Marco Casali e Carlotta Ietto.

Il prima: conosciamo i centri sportivi Wellness Town e Olgiata 20.12

Per capire le conseguenze che si sono abbattute su queste realtà travolte, nel vero senso della parola, da una crisi di proporzioni enormi anche in virtù dell’imprevedibilità con la quale si è manifestata, è utile conoscere la loro storia e le loro caratteristiche.

Marco, ci parli di Wellness Town?

Marco Casali

«In Wellness Town abbiamo due macrocategorie di servizi: i servizi per gli adulti, con tutto quello che riguarda il fitness, allenamento in sala, acquafitness e nuoto libero e i servizi per i ragazzi, con le nostre scuole dello sport che prevedono judo, karate, nuoto, pallanuoto e danza.

La nostra è una struttura di circa 6000mq coperti, su 21000mq di area, con una sala isocardio da 800mq, due campi di calcetto, 6 sale fitness e tutta una parte di socializzazione con un bar-ristoro interno. Il nostro centro coinvolge sia adulti che bambini con una politica family con la quale agevoliamo le iscrizioni dei nuclei familiari»

Carlotta, cosa contraddistingue Olgiata 20.12 Sport Club?

Carlotta Ietto

«Olgiata 20.12 Sport Club è un centro sportivo polifunzionale dove all’interno svogliamo attività di vario genere per bambini, ragazzi e adulti. Offriamo un palinsesto di attività abbastanza ampio: innanzitutto l’attività scolastica, dalle scuole nuoto e pallanuoto fino alle attività di ginnastica artistica, ritmica, scherma, judo, atletica leggera e danza sportiva con l’hip hop e la danza classica e moderna, ma anche centinaia di ore di lezioni settimanali di fitness e attività sportiva per adulti.

Abbiamo un migliaio di bambini iscritti ed un totale di oltre tremila utenti. La struttura si estende su una superficie di circa 10000mq, sviluppandosi sia all’interno che all’esterno e prevede due piscine coperte e una estiva, 8 sale lezioni fitness, una grande sala pesi, bar, ristorante, centro estetico e un’area outdoor per la frequentazione di attività sportive che utilizziamo per i circuiti multifunzionali, per l’atletica e per il noleggio di campi da calcetto, calciotto e tennis»

Due realtà molto simili che, a nord e a sud di Roma, si sono trovate coinvolte nello stesso dramma. Quello della chiusura per quarantena dei centri sportivi a causa dell’emergenza Coronavirus.

La crisi: la chiusura dei centri sportivi

Arriviamo quindi a un passo prima dell’attualità: ovvero la chiusura dei centri sportivi stabilita dalle misure del Governo sul contenimento del contagio. Per questo abbiamo chiesto a Marco e Carlotta quali sono le conseguenze più grandi che per le loro realtà questa chiusura ha provocato e continua a determinare.

Carlotta:

«Una struttura così grande ha evidentemente dei costi manutentivi molto alti che si mantengono anche in tempo di chiusura, seppur ridimensionati. È chiaro che un centro aperto genera un certo numero di costi, ma parimenti un centro chiuso di queste dimensioni ne genera degli altri. La differenza è che quando sei aperto hai la possibilità di generare dei ricavi, quando sei chiuso questa possibilità non c’è»

Le stesse criticità segnalate da Marco Casali: «La maggiore criticità è quella di non poter erogare il servizio. I costi di gestione si sono ridotti, ma di fatto si sono azzerate le entrate. Abbiamo fermato il possibile, ma ci sono cose che non possono essere fermate, come gli impianti delle piscine che devono continuare a girare. Quindi i costi di gestione, anche se ridotti, continuano ad esserci. Il problema è che, anche riducendoli il ricavo è zero, quindi c’è sempre perdita»

Marco e Carlotta, come avete reagito verso i vostri iscritti?

Marco:

«Tutto quello che gli iscritti non hanno usufruito lo ridaremo in coda all’abbonamento. Non è nostra intenzione far perdere nulla ai nostri iscritti. Nei limiti del possibile abbiamo deciso di prenderci carico noi del fatto che non hanno potuto frequentare»

Carlotta:

«Per cercare di favorire il più possibile gli utenti, il nostro centro sportivo ha deciso di ristorarli del tempo non usufruito per quel che riguarda gli abbonamenti e i corsi che non stanno frequentando a causa della chiusura forzata.

L’impatto economico-finanziario di una scelta di questo tipo, per una società sportiva come la nostra, verrà portato avanti anche successivamente alla riapertura. Infatti far recuperare a tutti gli utenti il tempo non usufruito degli abbonamenti, significa inevitabilmente dilazionare tutte le scadenze e, conseguentemente, all’atto della riapertura, anche un ritardo nella possibilità di generare nuova liquidità, non potendo fare affidamento sulle previste tempistiche di rinnovo.»

E qual è stata la risposta da parte dei vostri iscritti?

Marco: «Sono stati tutti comprensivi. Noi stiamo facendo di tutto per rendere la loro permanenza in casa il meno nociva possibile. Abbiamo fatto una comunicazione molto capillare informando su cosa è accaduto, cosa faremo»

Carlotta: «Abbiamo avuto piena vicinanza e gratitudine per questa scelta di consentire di recuperare gli abbonamenti.»

La risposta: Restoacasamamialleno e FamilyPlayMove

Come anticipato, Wellness Town e Olgiata 20.12 Sport Club non stanno attendendo impassibili l’esito delle vicende, ma con tutte le criticità del caso hanno attivato una serie di servizi per mantenere il contatto con i propri iscritti. Anche perché i centri sportivi il più delle volte, specie quelli che funzionano, non sono negozi nei quali acquistare beni o servizi, ma realtà nelle quali si instaurano dinamiche di amicizia e solidarietà, che si esprime in maniera ancora più cristallina proprio nei momenti di emergenza, come quello che drammaticamente stiamo vivendo.

Dobbiamo quindi parlare di Resto a casa ma mi alleno e Family Play Move, i progetti attivati per continuare a erogare il servizio. Questa la mission, come si legge sui loro siti ufficiali:

In questo periodo di difficoltà storico (nel vero senso della parola, visto che purtroppo verrà citato sui libri di scuola), due grandi strutture sportive di Roma, Wellness Town ed Olgiata 20.12 Sport Club, si sono unite per dare la possibilità ai propri rispettivi iscritti di allenarsi insieme, in casa, seguendo le linee guida degli istruttori.

Partecipare a questa iniziativa ti farà stare meglio perché ti farà allenare ed essere parte di una collettività che si vuole muovere insieme, ritrovandoti nello stesso momento insieme a chi, come te, sa che lo sport è sempre determinante per stare bene, e lo è anche in un momento come questo.

Lo sport deve sensibilizzare alla condivisione e alla collaborazione.

Carlotta e Marco, quali le ragioni alla base di queste iniziative?

Carlotta:

«Per rimanere accanto ai nostri utenti, perché quello che conta in un centro sportivo è la relazione con loro, abbiamo deciso di impostare in loro favore un programma di allenamento a distanza, sia per gli adulti che per i bambini. Tutto questo lo abbiamo fatto in collaborazione con il centro sportivo Wellness Town con il quale c’è un rapporto di profonda amicizia e stima, convinti che un settore merceologico come il nostro debba necessariamente imparare a collaborare, in qualunque situazione, non solo in quelle di crisi.

Il servizio è gratuito, e benché sia nato in favore dei nostri rispettivi utenti, abbiamo deciso di aprirlo a tutti, tanto che ci sono persone che si collegano ai nostri allenamenti e non sono nemmeno a Roma»

Marco:

«Il nostro obiettivo è quello di, oltre a dare la possibilità alle persone, siano esse adulte che bambini, di fare attività fisica, comprendere che le persone devono trascorrere il tempo in casa. Per questo abbiamo deciso di prenderci carico noi, di mezz’ora o un’ora al giorno, di questo impegno, volendo semplificare la vita delle persone»

Iniziative finalizzate anche ad aiutare i genitori a impegnare la vita dei propri figli. Per questo Marco Casali conferma come la risposta sia stata «molto positiva. Riceviamo regolarmente email e messaggi di ringraziamento. Non tanto per la lezione in sé, ma per la vicinanza»

C’è poi anche un problema di natura sociale ed educativo, che durante un’emergenza può essere ignorata e che va invece evidenziata con decisione. È quanto sottolineato da Carlotta Ietto che racconta come:

«I bambini e i ragazzi con la mancanza della scuola e delle attività sportive, hanno perso molto della sana routine cui erano abituati. Stare a casa con i genitori per i bambini è molto bello, ma c’è da dire anche che per lo sviluppo motorio e cognitivo del bambino l’assenza di routine puo’ essere fortemente penalizzante e   soprattutto nella fascia di età dai 3 ai 12 anni è quanto mai importante tenerli in movimento. Anche perché in casa ci sono anche altri rischi dai quali i genitori devono difenderli, come un uso eccessivo dei dispositivi e la difficoltà nel contenere i ritmi dell’alimentazione»

Come sono strutturati i due progetti?

Marco:

«Il palinsesto è tutto live utilizzando piattaforme per l’erogazione di servizi di istruzione a distanza. Questo ci consente di avere per gli adulti due lezioni live al giorno, una alle 11:30 e una alle 18, che diventano per le persone dei momenti pianificati nella routine settimanale e non sono solo le classiche lezioni di allenamento. La differenza è proprio questa: tutti quanti possono fare lezioni di allenamento, basta mettere il telefonino su una diretta Facebook o Instagram e ha fatto la lezione; noi invece abbiamo creato un evento, un’attesa. Le persone attendono le 11:30 o le 18 per fare la lezione, altrimenti potresti non farla, proprio perché hai tante possibilità. Le lezioni sono comunque visibili successivamente sui rispettivi canali YouTube.

Le lezioni per gli adulti hanno al momento tra i 130 e i 200 partecipanti per ogni singola lezione. Sono prevalentemente iscritti di Wellness Town o Olgiata 20.12, ma abbiamo anche persone che ci seguono dall’estero (Cina, Zambia, Stati Uniti). Discorso simile per i bambini con le attività divise per fascia di età (3-5 anni, 6-9 anni e 10-12 anni) che vengono fatte una volta a settimana per ogni fascia di età»

Un ruolo importante, come ci tiene a sottolineare Carlotta Ietto, in questo progetto è quello svolto dagli istruttori:

«Gli istruttori che sono coinvolti in questo programma sono istruttori che si alternano tra quelli di Wellness Town e Olgiata 20.12 Sport Club e questo è stato anche un modo per mettere in contatto colleghi che di fatto non si conoscevano e hanno avuto modo di apprezzarsi vicendevolmente. La piattaforma utilizzata è molto sofisticata e l’abbiamo scelta sia per consentire a tutti, anche a coloro che non hanno profili social, di accedervi, sia per consentire all’istruttore di essere in diretta, quindi disponibile in favore degli utenti che lo stanno seguendo.

Allo stesso tempo c’è una cabina di regia che imposta e segue queste lezioni e che permette alle persone collegate di fare domande e ottenere risposte sia per l’esecuzione degli esercizi sia per le eventuali difficoltà tecniche che dovesse riscontrare. Gli istruttori che sono coinvolti decidono, con un senso di profonda collaborazione e amicizia, di aprire le loro case in favore anche di persone che di fatto non le conoscono e anche questo non è un elemento banale e scontato. Essi ospitano tante persone che non vedono e fare lezione di fronte ad uno schermo buio può essere anche molto complicato, essendo di fatto abituati ad avere una platea davanti che li segue, mentre in questo caso non possono nemmeno sapere chi hanno dall’altra parte del video e conoscere quindi il livello di allenamento delle persone che stanno seguendo quella singola lezione».

Tra presente e futuro: la solidarietà alla ricerca

I progetti Resto a casa ma mi alleno e Family Play Move non sono fini a sé stessi o semplici alternative alle lezioni tradizionali. Sono stati infratti legati a un’importante iniziativa di solidarietà. Come infatti ci ha spiegato Carlotta Ietto: «Tutta questa attività abbiamo deciso di collegarla ad un’iniziativa di solidarietà: fare una donazione in favore dell’attività di ricerca portata avanti dall’Istituto Spallanzani di Roma. Al termine di ciascuna lezione si aprono dei link per poter effettuare queste donazioni, ovvero la possibilità di effettuare una donazione è sempre possibile accedendo ai siti web che abbiamo creato per ciascuno dei nostri due programmi».

Il futuro: non solo la riapertura

C’è poi un futuro, anche se forse ancora prematuro, non solo da definire e programmare, ma anche “solo” da immaginare. Ed è l’ultima domanda che abbiamo rivolto a Marco Casali di Wellness Town e Carlotta Ietto di Olgiata 20.12 Sport Club.

Marco:

«La mia sensazione è che tutto quanto, fra due anni, potrà tornare come prima. Il problema è che non ci tornerà perché da qui ai prossimi due anni la nostra modalità di erogazione del servizio cambierà, cambiando definitivamente delle abitudini. Faccio alcuni esempi. Il primo che riguarda le persone anziane, un target molto importante per le nostre strutture. Oggi sono quelle maggiormente terrorizzate e il timore è che questa paura se la porteranno dietro anche quando riapriremo e non è detto che frequenterà i nostri centri con la stessa frequenza con cui lo faceva prima.

Un altro esempio riguarda le eventuali normative che verranno imposte per il nostro settore. Questo aspetto potrebbe infatti variare il modello di business sottostante. Noi che gestiamo strutture per attività fisica e sportiva, non abbiamo un tasso di contemporaneità tale che possa generare dei problemi. Se questo tasso di contemporaneità dovesse venire artificiosamente ridotto, la modalità di erogazione del servizio dovrà necessariamente cambiare. Un’ipotesi è quella che potremmo essere costretti a mettere tutte le lezioni fitness su prenotazione o a numero chiuso.

Questo vuol dire che tutte le persone che prima pagavano un’iscrizione per andare a fare attività quando volevano, organizzando la loro vita prima e poi nei ritagli di tempo organizzavano l’attività fisica, dovranno rivoluzionare il tutto, programmando prima quando andare in palestra. C’è qualcosa dalla quale non si tornerà indietro: ovvero utilizzare la tecnologia in maniera molto più invasiva»

Carlotta:

«Sono convinta che dalle più grandi crisi debbano poter nascere le più grandi opportunità. Credo che sicuramente dovremo fare tesoro di quanto successo in questo periodo di fermo. Se pensiamo solo alla chiusura è chiaro come per noi rappresenti un durissimo colpo perché i centri di aggregazione, come sono i centri sportivi, nascono per essere aperti e per poter consentire quotidianamente grandi flussi di persone. Quello che sta accadendo in questo momento, con anche la riorganizzazione delle modalità di erogazione del servizio, ci deve far pensare al fatto che si debba consapevolmente ragionare su modalità di erogazione alternative, che non debbano sostituirsi a quelle abituali, ma eventualmente le possano integrare.

Perché l’erogazione dei servizi a distanza non è detto che debba essere prevista esclusivamente perché il centro sportivo è chiuso, potrebbe – e su questo si stanno facendo molte riflessioni sia da parte dei provider di attività sportiva che di chi studia questi fenomeni – essere un’opzione valida come integrazione alle abitudini della pratica dello sport. Noi dobbiamo essere pronti, perché su una cosa non possiamo transigere, ovvero il motivo per il quale esistono i centri sportivi, cioè consentire la pratica dell’attività sportiva in favore di quante più persone possibili, perché il motivo per cui ci siamo, per cui esistiamo, è quello di aiutare le persone a mantenere il proprio benessere psico-fisico.

Noi infatti siamo un anticorpo naturale molto forte, come confermato da studi dell’OMS e di altre organizzazioni, che dichiarano la pratica dell’attività sportiva come la migliore prevenzione per l’insorgenza di moltissime patologie, se non tutte, mi verrebbe da aggiungere. Nulla osta che si prenda concretamente in considerazione la possibilità di nuovi modelli di erogazione del servizio, che prendano le mosse da quello che stiamo vivendo in questo periodo e che possano continuare a essere validi anche quando si sarà tornati alla normalità. Dobbiamo essere pronti a mettere in campo ogni nostra abilità per offrire il servizio, in qualunque condizione lo potremo erogare».

Poche le certezze sulle quali poter contare ed enormi le responsabilità gestionali e professionali da sopportare, ma con la consapevolezza del ruolo strategico svolto dai centri sportivi e con la volontà di non cedere di fronte a qualsiasi tipo di emergenza, mantenendo lo sguardo fisso su cosa c’è da fare e non su cosa, probabilmente, sarà a lungo compromesso.

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