ASD e SSD: cosa cambia dopo il Decreto Dignità

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Il Decreto Dignità del Governo Conte è stato ufficialmente firmato dal Quirinale. Tra le numerose modifiche introdotte dal provvedimento voluto in prima persona dal vice Premier Di Maio, spiccano senz’altro le novità legate al mondo delle ADS e SSD.

Come dicevamo in un altro articolo, la figura delle società sportive dilettantistiche lucrative è stata eliminata, con l’obiettivo di riportare il ruolo di tali organizzazioni a quello di natura strettamente sociale. Tale eliminazione è stata posta in essere tramite la totale abrogazione dell’art. 1 (dei comma da 353-361) della legge 2015 introdotta nel 2017, che disciplinava il settore sportivo dilettantistico e la gestione dei compensi sportivi.

Questo importante provvedimento delinea nuovamente questo mondo delle associazioni e società sportive dilettantistiche nell’ambito no profit.

La gestione delle ASD e SSD for profit già esistenti

Ora che abbiamo compreso quanto il Decreto Dignità abbia inciso sul mondo dello sport dilettantistico italiano, è lecito chiedersi cosa accadrà alle SSD lucrative già costituite: si trasformeranno automaticamente in enti non profit?

In realtà, le società sportive dilettantistiche a scopo di lucro che sono state costituite in precedenza, potranno continuare ad operare normalmente sotto forma di società commerciali a pieno regime. Ovviamente, avranno la possibilità di modificare il loro statuto in qualsiasi momento, e quindi la loro forma giuridica, tornando alle origini e facendo i conti con l’amarezza di aver sostenuto onerose spese costitutive.

D’altra parte, invece, tutte le associazioni e società sportive dilettantistiche, che anche prima dell’introduzione del Decreto Dignità operavano nel campo no profit, non registreranno alcun cambiamento e potranno continuare a operare come hanno sempre fatto.

Come verranno disciplinati i compensi sportivi e che fine faranno i fondi destinati alle ASD?

Se da una parte il Decreto Dignità contribuirà a donare al mondo dello sport dilettantistico il suo naturale aspetto di funzione sociale, dall’altra ha reso nuovamente complessa la disciplina dei compensi sportivi. Come ha ricordato la Corte di Cassazione nella sentenza 602 del 2014, il nostro ordinamento giuridico non contiene nessuna disciplina esplicita del concetto di compenso sportivo in ambito dilettantistico. Tuttavia, tali compensi rientreranno comunque nei redditi diversi e potranno essere accompagnati da notevoli agevolazioni a patto che non superino i 10.000 euro annui (per il singolo collaboratore).

Per quanto riguarda i fondi destinati alle ASD, i finanziamenti che prima dell’11 luglio venivano erogati dal Governo sotto forma di agevolazioni, andranno a formare un fondo a parte, che verrà utilizzato per finanziare le attività delle società dilettantistiche.

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